DA RIPETERE PER ABBASSARE IL TEMPO...........
Di solito si dice” vado a farmi un ultratrail sulle Alpi”,
stavolta invece ho avuto il piacere di farmi il mio primo ultratrail sulle mie
montagne ,l’Appennino tosco-emiliano nella zona tra modena e bologna, gli Appennini
che sono talmente vecchi che possono fare non da mamma ma da nonna alle più
famose cime alpine. Correre su queste montagne limate nei millenni è come
scoprire passo dopo passo pezzi di storia; partendo dal paese di Fanano a 630
mt. si punta verso la cima più alta, il Cimone, 2165 mt. dopo una partenza soft
nel sottobosco per sentieri
ben tenuti, da dove sbirciando tra i rami si continua a vedere l’ alta
cima che ti sorride, si passa vicino
a vecchi casolari dove fanno dei formaggi che rilasciano profumi invitanti, ma non possiamo distrarci e eccoci al lago della Ninfa, punto in cui si
inizia con tre strappi in crescendo di durezza
la salita al Cimone, dove si ha
una visuale a 360 gradi su tutti gli Appennini e le vicine Alpi Apuane, e se il
bel tempo ti assiste si possono vedere sia l’Adriatico che il mar Tirreno. Ora si punta verso una delle zone più belle dell’Appennino, Libro Aperto,e ci accompagna un forte vento rinfrescante che a ogni gola appare e
scompare, le gambe tremano ma si
continua per raggiungere il primo punto di controllo passando per discese dove
si puo correre tenendo sempre gli occhi
ben aperti, incontrando da prima distese di mirtilli e tanti cespugli di lamponi,e pure
rododentri, per poi attraverso le faggete raggiungere
le cascate del Doccione,e vicino la verde conca dei Taburri a 1230 mt. Qui ci
si può rifocillare con ogni ben di Dio, e poi gambe in spalla, ci aspettano
ancora tante salite… prossimo obiettivo monte Lancino, giro lo sguardo verso
l’alto e vedo tante” formichine” che
corrono lassù in cima… ma come fanno ad essere già a 1700 mt.? Comunque
lo si raggiunge con una salita quasi continua attraversando boschi dove vedo alcuni
bellissimi alberi secolari , e in una
valletta qualche ruscelletto rifrescante( ma non defaticante). Comincio a pensare
che gli organizzatori siano un po’ sadici, continuano a mandarci su e giù,così
mi devo ributtare di nuovo verso i 1400
mt. della Pilaccia e una volta uscito dal bosco mi ritrovo su un dirupo da dove
si vede gran parte del crinale, una vallata a forma di ferro di cavallo dove sulla
punta dall’altro lato si vede la famosa Cima Tauffi… 1800 mt. Uffa! ma il crinale è tutto su e giù,
giù e su … ok animo, una volta raggiunta poi si scende, ma quanto è bello questo tratto di crinale, quasi
la fatica non si sente. Ora si che si va, si scende verso Capanna Tassoni a
1300 mt. Mi siedo, mangio un pezzo di
banana e guardo il cartello del rifugio (polenta e fiunghi) e mi ricordo di
avere 40 euro nello zaino e ci metto 20 minuti per decidere se entrare o proseguire ! la stanchezza e la fame sono
tante ma… si riparte, siamo trailer. Tanto
per cambiare si sale, subito una strappo di 350 D+ fino a Croce Arcana (secondo
punto di controllo) ora l’ultima dura vetta , il monte Spigolino ( 1830 mt.), che
si sarebbe potuto aggirare ma due malandrini ci hanno obligati a salircela
tutta , ho cercato di corromperli con i 40 euro risparmiati sulla polenta e
funghi, ma non c’è stato nulla da fare e allora su. continuando per il sentiero
zero- zero da dove si può godere il panorama,soprattutto ora che il sole fa
capolino. Si scende fino al lago Scaffaiolo, giro del lago, nuovo rifornimento di CocaCola e subito via
in discesa verso il traguardo… arrivo.. ma come diceva un famoso allenatore “non
dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, infatti dopo poco più di un km eccoti
una storta malefica in velocità, il
dolore è forte ma l’esperienza mi dice di non fermarmi né camminare , il dolore passerà… passerà, in
effetti passa ma dovrò farmi tutta la bella discesa al rallentatore per
non rischiare un’altra storta. L’andare
al rallentatore mi fa però notare angoli stupendi, altri alberi secolari in un
bosco di faggi veramente bello,un altro strappetto e poi un tratto di piano
(credevo non esistessero più ) che ci
porta al lago Pratignano, un po’ a corto
d’acqua (sta diventando una torbiera) dove vive anche una pianta carnivora (la drosera),
Incrocio un gruppo di cavalli che sguazzano nell’acqua, ultimo controllo,
ultimo ristoro e giù per gli ultimi 8/9 km, sto avanzando da ormai parecchi km
non più con le gambe, ma solo con testa, cuore e CocaCola. Finalmente si rientra in paese, lo
faccio con l’amico di altre battaglie,il professor Marri . E a braccia alzate
attraversiamo il maledetto e sognato
traguardo. Ora a mente fredda posso dire: durissimo trail, ma da ripetere
10-100 volte incantevole, per un buon atleta è praticamente tutto corribile, per
noi tapascioni al 60% ma così ci si
gusta meglio la natura intorno, un applauso per gli organizzatori, mai visto un
percorso così ben segnalato, non più di
20/30 mt. tra una bandierina el’altra , 120 volontari sul percorso, ristori da
pascià, anche noi ultimi trovavamo
davanti torte fatte in casa,
frutta, marmellate, e tanta cocacola birra e vino, se nò che
soccorso alpino era… Un consiglio per chi non ha mai cavalcato gli Appennini:
sarà una autentica sorpresa incantevole, perciò nel 2013 non si può mancare, e
in più ho saputo dagli OTTIMI
ORGANIZZATORI SADICI, che il prossimo
anno la 60 km sarà affiancata da una 30 km per chi vuole scoprire il nostro Appennino,
ma senza farsi tutta la fantastica
spettacolare ultratrail cima Tauffi-Fanano.
CENCI MAURIZIO